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30 maggio 2003
 
Sempre a proposito di cemento, da tempo girano voci su sostanze tossiche "smaltite" nei sacchi che usiamo tutti i giorni, disperse nella polvere che respiriamo. Per ora ho trovato questo studio sull'incenerimento di rifiuti in cementeria.

Può darsi che sia solo una mia impressione, ma le calci che ultimamente vanno per la maggiore in zona assomigliano decisamente a cementi poveri, sia per l'aspetto che per i tempi di presa, la pastosità e l'adesività. Le calci pozzolaniche locali si trovano sempre più difficilmente ed è un peccato perché maneggiarle è tutta un'altra cosa.

Da un po' di tempo sento in radio la pubblicità della "linea bioarchitettura" di uno dei più grossi produttori italiani di malte e premiscelati. La reazione scontata è: chissà che fregatura c'è sotto.
Invece stasera apprendo che la famosa linea è certificata da ANAB e da altri due istituti europei del settore.
Mi chiedo: la certificazione riguarda solo l'idoneità del prodotto o prende in esame l'intero ciclo produttivo?
Dubito che si possa attribuire la patente di sostenibilità per un'azienda che "copre" tutto il territorio nazionale e commercializza altre linee (trasporti? materie prime? residui?)
In altre parole... una grande azienda può essere compatibile con i principi della bioarchitettura?



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